Erminio, e Cacasenno. E. dimmi come hai tu nome ? -C. Messer no che non sono un uomo, sono un ragazzo. /
E. Non ti domando se sei uomo, dico il tuo nome, come ti chiami ? C Quando uno mi chiama, io gli rispondo. E. Volendoti io chiamare, come ho da dire? “C. Dite come vi pare ; ma tenete le mani a voi, . perchè mi volete cavar gli occhi, sì, che io vi darò sul capo con questo bastone, non mi conoscete eh ? Volendo Erminio far gesti con le dita mentre ragionava con Cacasenno, pensò, che gli volesse cavar gli occhi; onde alzò un bastone che aveva in mano, e gli volle dar sulla testa; quivi corse la Marcolfa, e per correzione gli diede uno schiaffo. Cacasenno allora cominciò così dirottamente a gridare, che pareva un porchetto quando lo vogliono scannare. A qnesto romore corse la Menghina, con un bel castagnazzo caldo per quietarlo; così dicendo: . Menghina, Cacasenno, ed Erminio. . . Men. E che hai, che gridi, il mio Cacasenno? Cac. Uh uh uh , la Nonna, uh uh ulh, mi ha dato perchè mi son difeso, uh uh, da qnest'uomo, che mi voleva cavar gli occhi con le dita, uh uh uh Men. Orsù taci il mio Cacasenno: Nonna voglio che questa sera la mandiamo scalsa al letto. , " E. Non è vero, il mio Cacasenno, ch'io tivolessi cavar gli occhi; orsù vieni, e piglia il quattrino; su vieni, e facciamo pace, o che bel quattrino... . Cacasenno, vedendo il quattrino, si rappacificó